domenica 25 ottobre 2009

Palazzo Vecchio e il Ritratto Nascosto

Palazzo Vecchio e il Ritratto Nascosto: "Il Ritratto NascostoEd è proprio questo che accadde; nel 1298 venne ordinato di distruggere i palazzi ghibellini già abbandonati o semidistrutti, per far posto al progetto che"

lunedì 31 agosto 2009

giovedì 25 giugno 2009

Mi sono divertito a scrivere questo piccolo racconto. Caro lettore, se ti interessa comincia dal fondo e sali fno all'ultimo post per data, grazie!

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Straniera-
La sacerdotessa stava seduta su un trono di pietra, calma ed esausta. Quando Socrate fece ritorno era bianco in viso ma con gli occhi accesi come braci e mi disse che aveva capito molte cose.
(La straniera riprese fiato e Santippe ne approfittò per bere un pò d'acqua fresca; durante il racconto di Diotima era csì presa da non rendersi conto di avere la gola riarsa come un desero).
Santippe-
Quello che mi avete svelato mi ha talmente sorpreso che ancora non credo alle mie orecchie, penso sia pericoloso divulgare cose di questo genere.
Straniera-
Infatti è per questo che si chiamano misteri, gli iniziati difficilmente mettono al corrente la gente di quello che hanno appreso.
La scintille che si accende nelle loro anime si alimenta poi da sè per sempre.
Per questo Socrate molto spesso si estraniava perchè doveva seguire i consigli del suo demone divino che sta a metà strada fra dio e gli uomini. Porta le preghiere a dio e da dio gli vengono i responsi. Divina sorte gli toccò, l'universo entrò dentro di lui e non aveva che da chiedere al suo cuore che conosceva tutte le cose. Da allora cominciò a interpretare i sogni e mi raccontò di quella volta che sognò le idee che sono eterne. Dunque, cominciò dicendomi che si perse in un bosco fitto di tenebre, alcune persone di umili origini erano sedute su dei grandi sassi con lo sguardo fisso all'orizzonte.
All'improvviso un triangolo di luce abbagliante i stagliò in lontananza e cominciò a rotolare accompagnato da battimani e grida di gioia di quella povera gente, poi fu la volta del cerchio e via via sfilarono tutte le figure geometriche danzanti sulla luce.
Dopodichè ebbe l'istinto di guardarsi fra i piedi e vide una botola.
Seguendo un impulso irrefrenabile l'aprì e affacciato che fu sul bordo vide che laggiù sotto terra vi erano tanti uomini che lavoravano come formiche tutti in fila: chi portava pietre , chi le spaccava e chi ne straeva di nuove dal fianco della caverna.Insomma uno sforzo immane senza sosta al buio più nero.
Con voce irata li chiamò su per far loro vedere lo spettacolo divino ma quei miseri parevano non sentirlo e continuavano a lavorare come schiavi.
Da quel sogno apprese l'eternità dei numeri edisse che l'Uno è il m igliore, il più divino, prescrisse lo studio della matematica a chi voleva diventare sapiente.
Santippe-
Tante cose divine avete imparato dagli uominie il vostro nobile aspetto ne è la conferma, una povera cosa mi sento davanti a voi.
Straniera-
Non ditelo cara, le cose migliori vengono sempre dal basso, la luce risiede dentro ogni cuore, basta liberarla.
Prima o poi tutti dobbiamo fare i conti con la parte migliore di noi stessi e sono sempre aspre battaglie, siamo incatenati come ceppi al nostro corpo, solo lassù èla vita vera dove risiede il nostro padre. Noi non ne siamo che una pallida immagine, i nostri occhi vedono il sole ma la vista dell'anima è più vicina al sole, solo con quella si vede veramente.
Santippe-
Mi avete conquistata, adesso capisco chi lascia onori e ricchezze per seguire un uomo divino; l'uomo quando è grande non muore completamente, come è successo al mio Socrate.
L'idea che lascia sarà l'esempio che i giovani seguiranno. Come i germogli diventeranno frutti e poi alberi forti e rimarranno per secoli.
Straniera-
Adesso vado, vi ho reso visita in onore di un uomo che ha segnato anche la vita mia, sono contenta di questo viaggio fino a voi.
Santippe-
Addio, vi porterò per sempre nel cuore.
(e qui le due donne si separarono per non rivedersi mai più)

mercoledì 24 giugno 2009

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Straniera-
Quindi al bando le storie di gelosia e di lotte fra dei perchè non esiste un luogo per fare battaglia dal momento che dio si trova dappertutto.
La sua essenza ne comprende l'esistenza quindi al solo nominarlo lo poniamo in essere, ma, l'uomo è troppo legato alle passioni e ai desideri per poterlo comprendere, ci vuole uno sforzo per astrarsi in un pensiero così grande, il più alto di tutti. Vostro marito che è stato iniziato ai misteri, voleva rivelare al popolo la verità ma, ahimè, non è stato capito. Il popolo cieco è come se vedesse il mondo in due sole dimensioni, con figure piane senza spesssore e se venisse uno che ha scoperto la profondità e c ercasse di spiegarla agli altri, certamente verrebbe preso per pazzo.
Difficilmente il popolo sperimenta le novità, è più comodo comportarsi come ci hanno insegnato i padri e non liberarsi dei vincoli, ma quelli che ci riescono per nulla al mondo baratterebbero quello che hanno appreso e mai ritornerebbero alla vita di prima, preferirebbero di gran lunga una vita di solitudine e incomprensione.
Quando Socrate venne da me anti anni fami chiese di essere iniziato ai misteri e allora lo condussi all'oracolo e poi mi raccontò quello che sperimentò.
Entrò, mi disse in una caverna buia sotto la montagna sacra, dentro vi era un foro dal quale uscivano fumi densi e profumati.
La sacerdotessa stava già cadendo in trance con i polmoni pieni del fumo profetico. Con voce profonda si rivolse a Socrate e chi chiese che cosa volesse sapere e lui rispose che voleva"vedere"
Un attimo dopoun terribile sgomento lo colse e u dolore al petto gli serrò il respiro; con le mani cercava di scavare all'altezza del diaframma per potersi scrollare di dosso qul disagio e poi come era venuto svanì lasciando al suo postouna pioggia di brividi caldi che si irradiavano dalla testa giù fino alle braccia e poi alle gambe. Una sensazione di gioia intensa lo sopraffece facendolo cadere in ginocchio. Poi la voce terribile disse. "guarda" e Socrate guardò e quello che vide lo sconvolse.
Un miscuglio di terra, lingue di fuoco, acqua e fumi neri si stava attorcigliando in spirale e mentre si attorcigliava come un serpente si potevano udire dei gemiti provenire dal centro della strana colonna di fumo.
Poi la voce disse che quella che stava guardando era l'anima del mondo sempre in movimento dove risiedono le anime degli uomini che hanno seguito i sensi.
La voce gli chiese se sentiva i lamenti e Socrate rispose esterrefatto di sì.
"Guarda ancora" ordinò di nuiovo la voce . L'onda terribile riempiva già la caverna e sempre girava su se stessa: i gemiti si potevano udire, alcuni in lontananza altri così vicini da far ghiacciare il sangue. Non si poteva guardare per più di un minuto che il cuore si fermava dalla paura.
Poi la voce riprese e gli disse che quelle erano le anime di coloro che avevano avuto una vita dissipata esempre avrebbero dovuto reincarnarsi. Un eterno destino a ritornare sulla terra per compiere innumerevoli esistenze. Quindi con un filo di voce Socrate disse che aveva veduto ome per incanto la ruota di tutti gli elementi si rimpicciolì fino a diventare un sottile filo di fumo e sparì al centro della caverna risucchiato dall'antro.

domenica 21 giugno 2009

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Santippe-
Giuste parole, il sole nascerà sempre su questa meravigliosa terra e col suo carro infuocato seguirà in eterno il suo corso. Dovremmo essergli grati e cantargli un inno tutte le mattine come faceva il mio Socrate, non pensate sia giusto amare questo astro il più bello di tutti?
Straniera-
Grandi studi sono stati fatti sul sole e sugli astri notturni; sono divini e hanno un destino più grande. In alcune regioni della Caldea i sapienti possono salire sulle gradinatedei templi che hanno costruito tanto tempo fa e da lassù più vicino agli dei scrutano le stelle e traggono preziose informazioni per noi mortali.
Ci predicono guerre o carestie e periodi di opulenza. Ci sono astri a noi benigni, altri maligni, tutti che seguono per l'eternità il loro circolofato di armonia divina.
I sapienti che studiano la volta celeste hanno scoperto l'esistenza di due porte: una per le anime che tornano a incarnarsisula terra e una per le anime che si dipartono da quaggiù.
Le anime che risiedono nella Via lattea sono chiamate popolo di sogno e quando vengono evocate gli si offrono libagioni di latte emiele perchè la prima cosa che assaporiamo quando veniamo al mondo è il latte.
La porta a settentrioneci riporta le anime sulla terra per una nuova generazione, la porta a meridione invece, spetta agli dei così da lì ci spogliamo del nostro corpo.
L'occidente è la terra dei demoni mentre l'oriente è la terra degli dei.
I migliori seguiranno la via degli dei e passeranno la vita in un eterno stato di ubriachezza mentre i malvagi come compagni avrfanno afanno e patimento.
Santippe-
Speriamo sorte migliore sia toccata all'anima del mio Socrate che sempre ha inseguito il bene, ma dite dove sarà adesso la sua anima?
La vostra sapienza può illuminare la mia mente che è buia, a volte mi capita d sognarlo la notte e mi sembra vicino, poi, sgomenta mi sveglio e lo cerco. Dove guardare, dove? verso l'Ade o in cielo? Vorrei morire così fatta della stessa sostanza potrei riabbracciarlo.
Straniera-
Non vi angosciate, quelli che stiamo facendo sono i discorsi che lui prediligeva e ci starà ascoltando, non fatevi vedere triste che la malinconia potrebbe raggiungerlo. Cara si è molto parlato di dei e qui da noi si onora il più grande di tutti, Zeus , che sta all'inizio,nel mezzo e alla fine che fu giovinetto e poi fanciulla. C'e' una grande tradizione su di lui e anche Omero, il più grande poeta, ha sempre dato spazio alla sua forza e sovranità. Lo ha fatto unire con esseri mortali da cui sono nati esseri semidivini gelosi e vendicativi.
In verità queste sono solo favole istituite per soddisfare la vanità degli uomini. Vostro marito se n'era accorto e per questo ha lottato tanto per fare luce nella mente degli uomini non inserendo nuovi dei da adorare, come è stato detto per condannarlo, ma cercando di far pulizia nelle loro menti da cose superflue per accogliere l'unico dio che è eterna sostanza intelligente, nato da sè eche nessuna cura ha dell'uomo, bensì l'uomo è condannato ad amarlo perchè essendo una piccola parte di divinità dentro di oguno vi tende perciò naturalmente.

sabato 20 giugno 2009

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Santippe-
Quale suono melodioso giunge alle mie orecchie, storie di magia e seduzione.
Mai Socrate incantò così la mia immaginazione, mai aprì così il suo cuore. Sempre dovevo richiamarlo dalle palestre dove intratteneva i giovani coi suoi discorsi.
Ma, ahimè, una volta da soli giusto il tempo di un pasto frugale e poi ci auguravamo la buona notte senza una tenerezza.
Straniera-
So, cara, per esperienza come vanno a finire certe cose fra marito e moglie: fuoco e fiamme i primi anni e cenere per i rimanenti.
Orsù torniamo a noi, come vi dicevo poc'anzi, scopo di Socrate e degli uomini divini è la sapienza che si trova in tutte le cose sia grandi sia piccole. Dovete sapere che anche un semplice volo d'uccelli a chi lo sa interpretare può svelare la via da seguire, un buono o cattivo auspicio per le azioni future, così come si può trarre lo stesso dalle viscere degli animali sacrificati agli dei.
Santippe-
Siamo un popolo dedito a tante superstizioni, non è vero?
Anch'io faccio gli scongiuri quando mi trovo in situazioni imbarazzanti e chissà se facciamo bene o male, non credete sia stupido credere a tutte queste cose? Che senso ha andare dall'indovino?
Io penso che la nostra vita è già tutta segnata dagli dei e neanche un capello cade senza il volere di Zeus, non lo pensate anche voi?
Straniera-
Si assolutamente, siamo nati tutti con un destino già costruito dalle Moire, chi lo fila, chi lo tesse e chi lo spezza, ad ognuno vengono assegnati piaceri e dolori; sta a noi riceverli con la stessa forza d'animo senza troppo entusiasmarsi quando le cose vanno bene e senza troppo abbattersi quando invece vanno male. Siamo nati per necessità, ognuno dovrà trovare la sua strada e seguirla con consapevolezza fino alla fine.

venerdì 19 giugno 2009

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Santippe-
Questo dio è conosciuto molto anche da noi, non è vero? Tutti parlano d'amore, questo dio che unisce. Quale fu la vostra risposta, dite, questo è un argomento divino; quale gioia udire queste cose e come raccontate bene. Basta, non vi interrompo più, andate avanti.
Straniera-
A Socrate feci capire la differenza che c'è tra l'amore celeste e l'amore terreno, se volete mi accingo a svelarlo anche a voi, in parole semplici che possiate comprendere. Vi parlerò di Eros.
Santippe-
Vi prego.
Straniera-
Questo grande dio che unisce tutte le cose e che ricerca la bellezza non è vecchio come molti credono, dato che ci sono dei molto più vecchi di lui, e nemmeno giovane come altri pensano perchè è più facile vedere i giovani innamorati e forse è per questo che l'amore è ricercato nella forza e nel turgore giovanili.
E' nato dal ricco Poros e dalla mendica Penia che si sono uniti nei giardini al banchetto di Zeus.
Quindi è allo stesso tempo bisognoso di cose belle, perchè non è del tutto bello e passa la vita a inseguire, desiderando la bellezza.
Ne studia di tutti i colori per far impazzire i mortali e per carpirne la bellezza.
Una volta raggiunto lo scopo, subito un altro traguardo inventa per circuire chi cade ferito della sua freccia. L'amore terreno è il desiderio che ci lega a un corpo ma la sete di bellezza richiede e rinnova il desiderio, quindi da un bel corpo si passa ad un altro e un altro ancora e l'ideale di bellezza mai si raggiunge perchè purtroppo fallaci sono i sensi dell'uomo.
Mentre chi abbia ragionato rettamente, abbia sciolto le catene dei sensi corporei e si sia nutrito nel giardino dove ci sono le idee eterne e quindi anche l'idea della bellezza in sè, trova uno come lui che si sia nutrito nello stesso giardino ecco che nasce l'unione perfetta. Sarà questo l'amore celeste cantato da Afrodite Urania, quello che lega per l'eternità.

giovedì 18 giugno 2009

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Straniera-
Dunque, ho conosciuto Socrate tanti anni fa quando, sul sentiero della conoscenza arrivarono i grandi dubbi che gli gravarono forte l'anima e da me venne con umiltà; amici in comune gli avevavo fatto il mio nome.
Allora ero una splendida fanciulla ammirata da tutti e invidiata anche: Afrodite mi aveva dotato di una carnagione senza macchia e un portamento regale.
Era molto facile agli uomini accostarsi ma , vi prego, scacciate subito ogni pensiero brutto dalla vostra fronte, Socrate aveva nei miei riguardi interessi solamente culturali e non aveva certo bisogno del mio corpo anche se devo dire che ferì molto il mio orgoglio femminile con la sua freddezza.
Mai nessuno resistettecme lui di frontealla mia bocca di rugiada ai miei occhi cerulei.
Da me venne perchè voleva sapere che cos'era l'amore.
(Qui fece una pausa, Santippe non aveva perso una sola sillaba).
Santippe-
Grande Zeus!
E sì chè viaggiò molto, ma, mi diceva sempre che altri pensieri frullano nella testa delle donne, orbene mi devo ricredere. Perdonate la mia ignoranza, continuate vi prego.
(Così con i gomiti sul tavolo e i pugni sotto il mento si rimise all'asc olto.
Straniera-
Ci sono invece delle donne che come me ragionano come gli uomini. Ero etera e anche profetessa, perchè molto mi sono avvicinata agli insegnamenti pitagorici e mi sono consacrata al dio dell'armonia.
Sono stata amante colta e raffinata ma soprattutto consigliera; fra i tanti uomini che ho conosciuto alcuni erano veri sapienti, di quelli che passano la vita a contemplare.
Uno di questi era vostro marito Socrate: a lui svelai i misteri di Eros.

mercoledì 17 giugno 2009

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(La straniera, con un braccio sollevato per ripararsi dalla vampa del sole, oltrepassa il cancello che dà nel cortile della casa seguita da Santippe che un pò a malincuore, un pò incuriosita, la fa finalmente entrare al fresco della sua casa)
Santippe-
Forse non siete abituata alle modeste abitazioni come la nostra, ma se voi sapeste quanti sacrifici ho dovuto affrontare per mandare avanti la baracca.
Ma ringraziando gli dei la salute non mi manca e quelle creature che ho messo al mondo mi sono di stimolo e conforto e così riesco ancora a pensare al futuro.
Mi dispiace che i miei figli siano tutti fuori in questo momento ma una gioventù così vivace è difficile da tenere a freno in giornate come questa.
Volentieri ve li avrei fatti conoscere; mettiamoci comode, un pò d'acqua la gradireste?
Straniera-
Grazie , ne ho proprio bisogno.
(In questo frangente le due donne si studiarono a vicenda, poi la straniera interruppe il silenzio.
Straniera-
Il mio nome è Diotima e vengo da Mantinea, vi ha mai parlato di me il vostro Socrate?
Santippe-
Sempre schivo a parlare con me dei suoi incontri, uno strano riserbo regnava fra di noi.
Sapevamo ognuno i pensieri dell'altro, ma rimanevano sepolti nelle nostre anime.
I miei modi semplici i diranno che anche i miei pensieri sono pratici e banali e non avevano nessun interesse per lui, mentre i suoi erano così grandi che mai ho sperato di avere una spiegazione, nè ho mai osato chiederla, avevo anche un poco di soggezione, sapete sono una povera donna....
Straniera-
Vi comprendo benissimo, cara, il mio viaggio non è stato vano, vi metterò , se lo vorrete, al corrente di molti segreti, se avete un poco di pazienza.
Santippe-
(con gli occhi sgranati dallo stupore) Parlate, vi prego, fate un poco di luce in questa mente che non è abituata ale grandi cose, forse, così facendo potrete allentare le redini che mi imprigionano i miei deboli pensieri, vi ascolto.
Straniera-
Prestate attenzione, quello che mi accingo a narrare esce dalla mia bocca per la prima volta, nessuno eccetto voi ne verrà a conoscenza.

martedì 16 giugno 2009

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Straniera-
Buone cose a voi, Santippe! ( e le si avvicinò.)
(Santippe, donna del popolo, diffidava degli stranieri, specialmente dei signori che la mettevano sempre in subbuglio.)
Santippe-
Scusate, signora, forse voi mi confondetecon qualcun'altra, mai vi ho veduta prima, come conoscete il mio nome?
Straniera-
Non temete, che in amicizia io vengo; ho chiesto in giro dove si trovasse la casa del compianto Socrate, quando il fato mi ha messo davanti una delle vostre vicine che prontamente mi ha indicato la vostra figura.
Sono stanca per il viaggio e non vi mettete in agitazione per il mio aspetto.
Ho curato il mio corpo più del dovuto er seguire il mio destino ma gli anni che mi separano da voi sono ben pochi, le ferite e gli strappi li porto dentro di me e nessuno conosce le mie sofferenze.
Son fin qui venuta per parlarvi dell'uomo che tutti hanno ammirato e anch'io tengo sempre con me il ricordo della sua frenetica voglia di sapienza.
Santippe-
Dove lo avete conosciuto, siete proprio sicura di parlare dello stesso uomo che fu il mio sposo?
Straniera-
Sono sicura di quello che dico, ma, vi prego, usciamo dalla pubblica via, fatemi entrare in casa, dentro potremo parlare liberamente e vi toglierò ogni dubbio, e poi questo sole di maggio brucia già come le giornate di canicola.

sabato 6 giugno 2009

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Fedone-
Cara donna, speriamo vi serva parlare di lui per rendere la sua immagine sempre presente fra di noi che molto lo abbiamo amato: non si muore completamente quando c'è chi ci ricorda con amore. Ora ci prepariamo per andarcene.
(I tre amici si alzano per il commiato).
Fedone-
Grazie per averci ricevuti con così grata gentilezza.
Noi partiremo appena Platone si sarà rimesso dalla malattia e saremo ospiti di Euclide: ci ha invitati a Megara in questo momento di lutto.
Là porteremo avanti i suoi insagnamenti e la sua parola non avrà fine; se saremo ostacolati andremo in un altra città e ci circonderemo dei giovani più valenti e porteremo avanti con impegno la nostra battaglia nel nome del bene.
Sempre i giovani sono desiderosi di apprendere, basterà scegliere i migliori per poter seminare buoni propositi.
Adesso andiamo e che gli dei riportino la pace a questa nobile dimora.
Santippe-
Non poco conforto mi ha recato la vostra visita, tornate ancora, la mia porta volentieri si apre a così nobile gioventù, andate e che gli dei veglino il vostro ritorno, addio.
(Gli amici si allontanarono nel caldo sole pomeridiano e Santippe con i figli stretti al seno li guardò sparire oltre l'angolo del cortile.
Passarono i giorni, le settimane, i mesi. I bambini più piccoli diSantippe ripresero a giocare e il cortile risuonava delle loro giovani grida.
Lamprocle, il maggiore, con un inizio di peluria sulle guance già maturo, aveva una piega sulla bocca, espressione dell'amarezza così come la ruga sulla fronte denotava un pensiero fisso; aveva lasciato la giovinezza e si lanciava a grandi passi nel mondo degli adulti.
Lasciati gli studi di aritmetica lavorava già come garzone di un calzolaio per aiutare la famiglia.
Aveva come tutti i ragazzi poveri un carattere fiero e schivo.
La povera Santippe, sempre più vecchia, faceva un giorno ritorno dal mercato.
Era una bella mattinata di primavera e il sole alto spandeva i suoi raggi infuocati sulla città.Mentre percorreva la piccola salita che conduceva a casa si vide di fronte una straniera che la stava osservando; era una donna alta on un portamento nobile, ben vestita e acconciata. In gioventù doveva essere stata molto bella).

venerdì 5 giugno 2009

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Fedone-
Senza dubbio un dio lo ispirava, nemmeno negli ultimi istanti della sua vita la sofferenza si è posata sul suo volto. Il carceriere , in un attimo di pietà, voleva addirittura che smettesse di parlare con noi , altrimenti il veleno avrebbe ritardato il suo effetto su un corpo riscaldato, ma lui, noncurante e anzi con rinnovato impegno, riprese il suo discorso, col sorriso sulle labbra e per ore ci ha tenuto nella cella quasi fossimo riuniti alla taverna come solevamo fare in tempo di festa.
Così bei discorsi uscivano dalla sua bocca che noi bevevamo come se fossero ambrosia e ci riscaldavano l'anima. Poi, per ben tre volte ha bevuto dal calice mortale e si è disteso, composto come dopo una giornata di lieto lavoro.
La morte, che orrore porta a noi miseri, è stato un semplice sprofondare nel sonno, come Endimione; addormentato su un giaciglio di fiori, una morte degna di un dio non di un uomo.
Santippe-
Oh quali brividi mi passano per il corpo, anche io voglio credere a queste parole.
Ben lo conoscevo e sapevo che il suo corpo è sempre stato d'impedimento al suo ragionare.
Lo teneva in conto quel tanto che basta come una cosa da pulire e da nutrire, un servo sotto stretta sorveglianza, lui , solo dominatore, tirava i fili della sua sensibilità all'estremo: di poco ha bisogno chi si accpontenta facilmente, come un dio dominava i suoi sensi.
Il dolore e la fatica con animo leggero combatteva, nel tempo di guerra all'amico sempre pensava e per questo aveva ricevuto degli onori. In tempo di pace sempre in giro a tenere quei discorsi che lo hanno reso famoso e invidiato da tutti.
Quando più degli altri beveva alla taverna sempre però con senno da me tornava entre gli amici si addormentavano sui tavoli. Era poi così coraggioso, forte. Un essere superiore lo guidava specialmente quando rapito nei suoi pensieri, si fermava di botto, cogli occhi al cielo, a rimuginare tra sè e mi tormentava non poco quel suo rapimento, ma, poi, come se niente fosse accaduto, scrollava la testa e ritornava a sorridere, era passato.
Con chi parlava, chi mandava quei segnali dal cielo che solo lui era in grado di comprendere, quale destino toccò in sorte al mio uomo?
Ma, orsù...cosa volete fare adesso, dove andrete?

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Santippe-
Con quale enfasi, figliolo , parli di lui; si vede che lo amavi veramente.
Ringrazio tanto anche voi (rivolta ai tebani) che siete venuti da così lontano per trovare questa povera vecchia, grazie.
Nobili cuori, è sempre piacevole sapere quali sincere amicizie si erano legate a lui. Ma la mia età ed esperienza mi dicono che anni bui si stanno per abbattere su questa città se il tiranno resta al potere. La legge di Anito è stata severa privandoci di un bene così prezioso. Gli dei facciano luce in un cuore così avido. E' probabile che abbia rimosso il pudore dalla sua anima in modo da compiere atti ignobili senza arrossire davanti alla gente buona e laboriosa.
Gli empi hanno però quasi sempre vita lunga e col sopruso stanno al governo; quindi, dico a voi che siete nel fiore della virilità di andarvene da qui e riparare dove regni la giustizia affinchè nel cuore della gioventù migliore prosperino buoni propositi.
Atene! cos' grande è la tua rovina che non tiavvedi dell'empio che ti governa. Pallade Atena, ricca di forza e di splendore. Ristabilisci la giustizia e cancella questi momenti di rovina.
Ma, torniamo a noi, dite, c'è stato un momento in cui la nostra anima sprofonda, uno di quei momenti in cui sembra notte anche se è giorno, un attimo di sconforto lo ha pur sofferto, vorrei saperlo che il mio cuore non si dà pace.

segue...

( Le ore passarono lente quella notte, poi, pian piano, si ristabilì la quiete e coi primi raggi del sole scomparirono le tenebre della notte e anche quelle dell'anima: infatti al mattino coi raggi di Febo si videro arrivare tre figure nelle vicinanze della casa di Socrate.
tre uomini nelle fresche ombre del mattino: erano il ricco Fedone di Elide accompagnato dagli amici tebani Simmia e Cebete che avevano reso omaggio al migliore degli uomini).
Fedone-
Addolorati veniamo a rendere visita alla vedova di un grande uomo: il suo esempio renda migliore chi lo ha stimato in vita più di un padre.
Ci sentiamo, come voi, orfani. Egli non più mortale vola alto ai confini del cielo.
Buon giorno a voi, Santippe e a voi ragazzi. Non disperate chè la sciagura non porta solo dolore ma acnhe, col volere degli dei, una dolcezza, simile al languore; già la vedo sui vostri volti, i segni del lutto si trasformano poi in nobiltà.
Santippe-
Came vorrei credere alle vostre parole! Buon giorno anche a voi, ne abbiamo bisogno di buone parole.
La notte porta con sè sgomento agli animi provati e fa più gravi i pensieri.
Già disperavo di vedere gli amici di un tempo che erano soliti frequentare la nostra casa, prego entrate, chi sono i vostri amici?
Fedone-
Ho portato con me la nobile compagnia di Simmia e Cebete, vengono da Tebe; il buon Platone è ancora ammalato e vi prega di accettare il suo saluto.
Il suo fisico è indebolito, la triste notizia ha peggiorato le sue condizioni.
Era il più devoto di tutti a Socrate. I suoi servi hanno dovuto lottare non poco per tenerlo a letto chè la febbre lo faceva delirare. Non poteva credere che il maestro che adorava non facesse più parte di questo mondo.
Santippe-
Si, mi ricordo molto bene di lui; illustri natali gli avevano conferito un nobile aspetto, sempre il più pronto a seguire le parole del povero Socrate.
Ringraziatelo quando lo incontrerete..ma.. ditemi, avete seguito le sue ultime ore di mortale? Parlate.....
Fedone-
Con lui eravamo. Zeus lo accolga in cielo, riservi a lui un posto d'onore.
Con quali grandi pensieri ci ha legati a sè per tutta la notte. Non potevamo quasi seguire il corso della sua mente così sveglia e lucida. Ispirato dal dio ci ha tenuto così bei discorsi che ci sono rimasti impressi nell'anima come impronte sulla cera. Addirittura qualche risata ci ha strappato in sì triste notte e sì che i nostri cuori erano stretti dall'angoscia, ma , tant'è, il destino si è compiuto,....era il migliore....
( gli amici annuirono in silenzio).

giovedì 4 giugno 2009

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Santippe-(rivolta al servo di Critone)
Ti ricompensino gli dei per averci condotti fino a destinazione, amaro ritorno in questa dimora dove è scomparsa la quiete; un turbine ha sconvolto questo cortile dove la sua voce cantava un inno ad Apollo tutti i giorni.
Queste piante hanno fatto ombra alle allegre compagnie che venivano a trovarci, nelle serate di calura seccheranno chè l'abbandono degli amici è un si triste evento e chi verrà più a trovarci dato che spenta oramai è la sua voce per sempre.
E tu- rivolta al maggiore dei suoi figli- Lamprocle, sei un giovinetto grande ormai, non piangere più, ascoltami.
Devono le tue spalle reggere il peso della mia vecchiaia, guarderai al futuro dei tuoi fratelli?
I sussulti del tuo giovane petto mi straziano, non ti angosciare; un giorno, non lontano, quando questi momenti saranno sepolti nella tua memoria, se lo vorrai potrai andare là dove risplenda una gioventù libera e vi ricostruirai una nobile esistenza. Col tempo dimenticherai vedrai.
Invochiamo gli dei che ci diano la forza per superare questo momento di lutto e statemi vicino che siete la mia unica forza.

segue...

Servo di Critone-
Parole sagge voi dite Santippe. La Moira ha tagliato il filo della sua vita oramai; il veleno avrà già compiuto il fatal corso. Il corpo, freddo, giace colà in compagnia degli amici che lo veglieranno tutta la notte. Altre tenebre si sono impossessate di voi, sciagurata, la mente mai accoglie ciò che non conosce.
La perdita è grande anche per me. Diamo tempo al grande Cronos , costruttore eterno che risolleva i miseri e abbassa i grandi con eterna giustizia.
Quante volte col permesso del mio padrone ho seguito anch'io la sua voce nelle piazze volare alta sopra l'ignoranza della gente, i cuori si aprivano alla speranza di un cielo più alto e spero sia giunto colà, in compagnia degli immortali perchè sempre per noi la sua anima insaziabile era piena di giustizia.
Adesso scorgo là nel cortile i vostri figli piangenti. Come sul volo di un aquila la triste notizia ha raggiunto già i loro cuori, poveri figli, orfani di tanto padre.
Ma devo tornare adesso, non voglio inquietare il mio buon padrone, non tarderò un momento di più, vi lascio al vostro destino, addio.
( Santippe giunta a casa si circonda fra le braccia dei suoi figli e un lamento unico si ode nella casa per la perdita di un uomo che si è fatto grande come un dio ).

mercoledì 3 giugno 2009

Santippe - un tuffo nel passato di Maurizio

399 A.C. Atene condanna a morte Socrate , il suo figlio migliore.
Un uomo pio e giusto che spese la vita intera per cercare la verità facendo mille domande agli ateniesi di ogni ceto sociale: calzolai, fabbri, commercianti, nonchè alla bella gioventù dorata di cui amava tanto la compagnia.
Sapiente secondo il responso dell'oracolo, perchè fu l'unico che dichiaro' la sua ignoranza dicendo che non sapeva niente e usava la sua dialettica che come una torpedine paralizzava la mente degli interlocutori annegandoli in un mare di dubbi.
La moglie Santippe non potè assistere alla sua agonia perchè troppo si disperava mandando lamenti al cielo e così Socrate potè pronunciare agli amici il suo ultimo discorso e come il canto del cigno parlo' soavemente elevando ad Apollo un inno alla morte ed alla vita eterna.
Il servo di Critone, devoto pure lui a Socrate, si occupo' della povera Santippe accompagnandola fuori dalla prigione mentre ancora ella si disperava e si percuoteva il petto con il figlioletto attaccato alla sottana.
Santippe-
Dove siete dei , ahimè! In questo sciagurato giorno devo separarmi per sempre dal mio sposo.
OH grandi! Ancora osate darmi il respiro dopo tutto questo?
Gli occhi non osano innalzarsi ma datemi un ora di pace, che il mio cuore non vada in pezzi.
Per questo figlio-abbracciando il piccolo Menesseno- oh supplichevoli un po' di conforto a quest'animo in pena.
Apollo saettante ci asciughi le lacrime e ci riconduca a casa, al nostro focolare non più caldo come una volta, perchè la sua parola che mai oso' comandare non ptranno più udire le nostre orecchie.
Andiamo Menesseno! Via, via di qua, come servi, scacciati, prendiamo il coraggio e attraversiamo questa città che dovrebbe sprofondare per non aver reso giustizia ad un nobile cuore, via , via.